Pubblicato nel 1899 e rappresentato a Stoccarda il 26 gennaio 1900. E’ l’ultima opera del drammaturgo ed è l’estrema meditazione su se stesso e sulla propria arte, attraverso il personaggio di un famoso scultore ormai anziano che scopre di aver sacrificato l’amore all’arte e l’arte stessa al successo in una catena di atti d’assoluto egoismo.
Lo scultore è diventato famoso in tutto il mondo principalmente per una sua scultura sulla resurrezione, La scultura rappresenta una giovane donna che si libra verso il cielo da un piedistallo che sembra la terra popolata da esseri umani simili a bestie.
Proprio il piedistallo sarà il motivo del suo successo. Il piedistallo quindi e non la sua opera immortale.
Il rapporto strano tra lo scultore e la modella porta quest’ultima ad una sorta di follia che la farà scappare in giro per il mondo dove avventure pericolose la porteranno alla morte.
Tornerà da morta per trascinare con sé lo scultore che aveva tradito il suo spirito dando più importanza al piedistallo e non alla sua figura.
La modella è una giovane donna che nello squilibrio della sua esperienza artistica cerca sollievo in gioie artificiali.
Un’opera quindi sull’arte ma anche sul disagio giovanile e sul tradimento dei propri sogni e ideali.