Akròama
MEDEA
Storia di un divorzio
regia di Lea Karen Gramsdorff
Lea Karen Gramsdorff, Simeone Latini
Simone Dulcis
nei video
Lorenzo Farci e Marino Cagetti
voce in greco f.c.
Luisanna Ciuti
scene e costumi
Simone Dulcis
disegno luci e direzione tecnica
Lele Dentoni
video e audio f.c.
Simeone Latini
operatore
Alessandro Pau
foto di scena
Stefano Fanni
Medea è uno di quei Classici che sollevano questioni morali alle quali non esistono risposte morali. La vicenda, che si svolge nell’arco di una giornata a Corinto, in fondo, sarebbe nulla più che un tradimento, una faccenda di letto. Un divorzio.
Tra rigurgiti di rabbia, rinfacci, patteggiamenti e vendette, false promesse e ricatti, i figli sono (come spesso accade) testimoni muti e attoniti, ostaggi e merce di scambio.
La modernità di questa tragedia colpisce quanto il suo ben noto epilogo.
“Medea”, progetto teatrale multimediale, è una messa in scena del testo di Euripide ambientata in una salotto borghese contemporaneo, nel quale si svolge l’intero dramma della donna, straniera, prima tradita e poi condannata all’esilio per non creare “imbarazzo” alle famiglie.
L’operazione vuole mantenere il testo e il suo colore epico originari, in contrapposizione alla modernità della regia, della recitazione e dell’ambientazione, che puntano a dare rilievo alla tensione psicologica e al tema dell’attesa (di colore diverso per ogni singolo personaggio), cadenzato anche dalle immagini del vissuto dei due figli ripresi nella loro stanza e proiettate su diversi schermi dalle telecamere di sicurezza.
L’opera sarà messa in scena da due soli attori.
Simbolicamente, il protagonista, interpreta tutti i personaggi maschili, mettendo così in risalto l’eterno conflitto tra uomo e donna.
D’altro canto, Medea, unica protagonista femminile, riassume in sé le innumerevoli e perfino estreme sfaccettature dell’animo della donna.
E’ inoltre prevista sul palco, la presenza di un “sound performer” che interagisce con la scena remixando dal vivo suoni, tessiture armoniche e parole dei personaggi. Una specie di Deus ex machina che fissa respiri, affermazioni e intenzioni dei personaggi e li amplifica e manipola.
L’esperienza dello spettatore è stimolata a profonde riflessioni e al contempo ad un’empatia immediata e ricca di quesiti; le scelte drammaturgiche fanno sì che ogni singolo personaggio possa offrire, a chi assiste, spunti di immedesimazione e di rifiuto.
Uno spettacolo intenso, che ci costringe ad abbattere la distanza tra un grande Classico e il nostro moderno sentire.
Perché la tragedia è legata alla predestinazione nonché all’eterna ripetizione di se stessa.
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