Medea

Ottobre 1, 2016
Teatro delle Saline
Medea
Medea
Akroama

Akròama
MEDEA
Storia di un divorzio

regia di Lea Karen Gramsdorff

Lea Karen Gramsdorff, Simeone Latini
Simone Dulcis

nei video
Lorenzo Farci e Marino Cagetti

voce in greco f.c.
Luisanna Ciuti

scene e costumi
Simone Dulcis

disegno luci e direzione tecnica
Lele Dentoni

video e audio f.c.
Simeone Latini

operatore
Alessandro Pau

foto di scena
Stefano Fanni

 

Medea è uno di quei Classici che sollevano questioni morali alle quali non esistono risposte morali. La vicenda, che si svolge nell’arco di una giornata a Corinto, in fondo, sarebbe nulla più che un tradimento, una faccenda di letto. Un divorzio.
Tra rigurgiti di rabbia, rinfacci, patteggiamenti e vendette, false promesse e ricatti, i figli sono (come spesso accade) testimoni muti e attoniti, ostaggi e merce di scambio.
La modernità di questa tragedia colpisce quanto il suo ben noto epilogo.

“Medea”, progetto teatrale multimediale, è una messa in scena del testo di Euripide ambientata in una salotto borghese contemporaneo, nel quale si svolge l’intero dramma della donna, straniera, prima tradita e poi condannata all’esilio per non creare “imbarazzo” alle famiglie.
L’operazione vuole mantenere il testo e il suo colore epico originari, in contrapposizione alla modernità della regia, della recitazione e dell’ambientazione, che puntano a dare rilievo alla tensione psicologica e al tema dell’attesa (di colore diverso per ogni singolo personaggio), cadenzato anche dalle immagini del vissuto dei due figli ripresi nella loro stanza e proiettate su diversi schermi dalle telecamere di sicurezza.

L’opera sarà messa in scena da due soli attori.
Simbolicamente, il protagonista, interpreta tutti i personaggi maschili, mettendo così in risalto l’eterno conflitto tra uomo e donna.
D’altro canto, Medea, unica protagonista femminile, riassume in sé le innumerevoli e perfino estreme sfaccettature dell’animo della donna.

E’ inoltre prevista sul palco, la presenza di un “sound performer” che interagisce con la scena remixando dal vivo suoni, tessiture armoniche e parole dei personaggi. Una specie di Deus ex machina che fissa respiri, affermazioni e intenzioni dei personaggi e li amplifica e manipola.

L’esperienza dello spettatore è stimolata a profonde riflessioni e al contempo ad un’empatia immediata e ricca di quesiti; le scelte drammaturgiche fanno sì che ogni singolo personaggio possa offrire, a chi assiste, spunti di immedesimazione e di rifiuto.
Uno spettacolo intenso, che ci costringe ad abbattere la distanza tra un grande Classico e il nostro moderno sentire.
Perché la tragedia è legata alla predestinazione nonché all’eterna ripetizione di se stessa.

 

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